L’IMPOSTORE
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Nick stava pedalando nel suo appartamento in città. La vista della città si allargava sotto i suoi occhi. Il suo avatar in ologramma era in piena azione tanto quanto lui. Un lavoro di azione di squadra come amava ripetere. Infatti vedere il suo corpo avatar nello spazio virtuale di fronte al lui lo motivava profondamente. Gli piaceva seguire i movimenti dei suoi muscoli, l’azione delle fibre che si allungano e accorciano. Era ossessionato dal suo corpo e l’avatar gli dava la possibilità di esplorarlo al massimo. Quasi gustava la composizione chimica del sudore che vedeva riprodotto sul suo avatar. Si amusa a vedere tutti i piccoli e grandi cambiamenti nel suo corpo già da quando era piccolo.
Il suo avatar era il suo migliore amico da sempre, come un fratello. Ciascuno riceveva un avatar ancora prima della nascita e delle ricerche scientifiche avevano dimostrato che permettevano di regolare lo sviluppo emotivo, sociale e intellettuale. Per esempio, evitare la solitudine, il senso di esclusione, la paura di agire in maniera solitaria. Ovviamente aveva avuto la sua dose di socialità nell’adolescenza e continuava a partecipare a degli incontri vintage in presenza. I romantici degli incontri faccia a faccia senza apparente utilità non erano mai veramente scomparsi.
Nick aveva sviluppato una speciale relazione con il suo avatar durante tutta l’infanzia. Sua madre era morte durante il parto. La presenza di suo padre nella sua vita era sempre stata accessoria, considerando che aveva un’amante, che non l’aveva mai amato e accettato. In casa si sarebbe sentito completamente solo se non ci fosse stato il suo avatar. Era lui che gli stava accanto tutto il tempo, quando dormiva e quando piangeva. L’avatar accompagnava Nick nelle grandi imprese della sua vita online. Accumulare punti, attraversava nuovi livelli, nuovi giochi. Tutto era registrato dall’avatar.
A ciascun bambino, già durante le prime settimane di gravidanza, era affidato un avatar che si adattava e modellava in base ai dati del corpo, del carattere, delle azioni del proprietario, restando sempre disponibile in ogni momento. In questo modo era possibile controllare e registrare dati sull’alimentazione, i dati sanitari e le informazioni scolastiche, professionali e tutto quello che era neccessario e inutile, compresi file, foto e video, diventando un archivio vivente virtuale consultabile e sempre a disposizione.
A differenza degli altri bambini, Nick non aveva mai potuto visualizzare tutti i dati del pre-parto e altre impostazioni di base del suo avatar. Infatti l’accesso al pannello di controllo del suo avatar gli era impossibile senza la ricevuta autorizzazione materna. Nick aveva la possibilità di fare diverse cose con il suo avatar, come interagire con lui, domandare di visionare documenti e dati su di lui ma non poteva trasformarlo, farlo scomparire o disattivarlo per alcuni secondi o per periodi interi.
Il suo caso rientrava ormai nella lista degli handicap e aveva ricevuto particolari attenzioni nella sua scolarità per questo. Lui, come altri, era partito svantaggiato nella sua vita. Quando era piccolo, la cosa che lo rendeva più triste era l’impossibilità di poter trasformare il suo avatar, attività che gli altri bambini facevano in continuazione, divertendosi a personificare personaggi del mondo dei cartoon, eroi o animali. Con il tempo, si era abituato alla sua diversità, guardando con invidia e poi con accettazione chi aveva il pieno controllo del proprio avatar. Il suo avatar gli era sempre stato presente e per questo era felice. Anche se avesse avuto accesso alle impostazioni probabilmente non l’avrebbe mai spento.
Alcune volte pensava che forse era proprio a causa del suo handicap che il padre si era allontanato da lui. Non avrebbe mai avuto il controllo su suo figlio, non avrebbe mai conosciuto il mondo di Nick fino in fondo. Il divieto di accesso all’avatar, a causa della morte della moglie, l’aveva privato della sua paternità virtuale. La nuova compagna aveva tre ragazzi e la vita con lei era molto più divertente che un figlio condannato alla società reale e bandito dalla vivacità del mondo virtuale.
Nick oggi viveva solo. Si era affermato grazie ad un lavoro di tecnico informatico in una grande società. Della sua vita passata molte cose erano state cancellate ma non il suo avatar che restava al suo fianco e che aveva appreso a valorizzazione nonostante i limiti. Aveva fatto dei corsi per accettarsi e aveva incontrato altre persone come lui. Diversi gruppi virtuali l’avevano a lungo sostenuto e incoraggiato a vivere la sua vita a pieno, nonostante i limiti.
Poi un giorno Nick aveva incontrato la donna della sua vita. Si chiamava Rebecca ed era un’artista, sensibile e attenta agli altri. Entrambi si consideravano fortunati ad essere insieme. Anche i loro avatar avevano socializzato. In quattro erano sempre insieme, pronti a divertirsi e condividere passioni, interessi e anche tanti dati. Si scambiavano foto, video, souvenir e tanto altro in pochi secondi in una condivisione aperta e positiva. La loro vita era lo spettacolo più bello da condividere per entrambi. Con il tempo tra di loro si creò una grande e intensa relazione di amore. Dopo qualche tempo decisero di andare a vivere insieme e lei si era trasferita da lui.
Rebecca amava la condivisione ma era anche molto rispettosa dei limiti della privacy. Infatti non chiedeva mai di condividere dati su dove era o sulle precedenti relazioni. Aveva fiducia in lui e aveva voglia di fare crescere la loro relazione. Dopo una riflessione, decisero di cancellare entrambi i dati sulle relazioni precedenti per non parlarne mai più. Rebecca presento’ Nick a tutta la sua famiglia e ai loro rispettivi avatar. Una comunità divertente e che amava condividere. Gli fece del bene vivere la pausa estiva con loro, approfittando del mare e della campagna.
Dopo le vacanze tornarono in città per riprendere le attività di lavoro, Nick nel suo ufficio di informatica e Rebecca nel suo atelier di comunicazione creativa.
- “Nick ci sei? Mi mostri ancora una volta il video di te da piccolo con il cane? E’ troppo divertente. Lo mostro alla mia collega. Autorizza l’invio dei dati”.
- “Ok”, rispose Nick senza tanto riflettere.
Rebecca aveva sempre piccole voglie di condivisione. Lui non condivideva molto di sé con i suoi colleghi. Lei, a differenza di lui, era sempre attenta e interessata a collezionare tutti i dettagli e i dati per non perdere niente sulla loro relazione. Tutto veniva archiviato nell’avatar connesso di Rebecca. In fondo questa attitudine era dovuta anche al suo lavoro di atelier creativo. Infatti utilizzava i dati per creare opere artistiche che avevano anche un certo successo.
Dopo un anno di convivenza decisero di legarsi con il matrimonio. Circa una settimana prima della celebrazione del matrimonio, Nick era stato chiamato a recarsi all’ufficio del database virtuale degli avatar. Non sapeva di cosa si trattasse e quindi decise di non andarci da solo ma di farsi accompagnare da Rebecca. Pensava fosse legato alla burocrazia del matrimonio.
- “Benvenuti, vi abbiamo convocato per informarvi di una novità. Siamo in grado di dare la possibilità di accedere pienamente alle impostazione dell’avatar di Nick nonostante la morte inaspettata della madre durante il parto”.
- “Cosa?”, gridarono entrambi.
- “Si, congratulazionié.
Il segretario dell’ufficio spiegò infatti che nuove tecnologie, sviluppate grazie alla navigazione interplanetare, avevano permesso di recuperare i dati di accesso di una vasta maggiorità di persone con lo stesso problema. Infatti la tecnologia sulla comunicazione tra Terra e Marte aveva permesso di sviluppare nuove forme di gestione dell’informazione. Per Nick era il regalo più bello che potesse ricevere. Un vero omaggio alla nuova vita che si aspettava di vivere con Rebecca. Per questo Nick decise di aspettare il giorno del matrimonio per conoscere i dati di accesso. Sarebbe stato il giorno più bello della sua vita.
Il giorno atteso era arrivato. Nick era emozionato per il matrimonio, celebrato con un’autorità virtuale e con tanti amici, curiosi e followers connessi nello stesso momento per condividere la cerimonia. Molti avevano inviato il loro avatar in ologramma per seguire la procedura ed essere presenti e dimostrare il loro affetto. Dopo il rito e l’emozione che comportò, ecco arrivato nel pomeriggio il momento di conoscere i dati di accesso alle impostazioni dell’avatar di Nick. Rebecca aveva creato un momento speciale all’interno della cerimonia. Sarebbe stato l’evento della settimana sulle risorse digitali comuni. Per Nick era l’occasione di ristabilire il suo benessere, curare il suo handicap e finalmente essere felice. Avrebbe potuto avere il pieno e autonomo controllo del suo avatar, cambiare impostazioni e avviare un nuovo corso alla sua vita virtuale. Finalmente poteva essere felice e sentirsi come tutti gli altri. Un sogno che poteva essere realtà, diceva a Rebecca
Il pannello di controllo era apparso sullo schermo gigante virtuale. Nick digita uno ad uno le cifre che Rebecca gli leggeva dal documento speciale ricevuto dall’ufficio degli avatar. Le lacrime gli colarono dal viso per l’emozione del momento. Rebecca era ugualmente profondamente emozionata.
Al primo tentativo, i codici non funzionano. Al secondo neanche. Il panico comincio’ a disseminare sui social e tra i presenti. Rebecca e Nick erano stravolti. Si guardavano con paura. Il personale dell’Agenzia, che era connesso insieme agli altri, reagirono immediatamente.
Dopo qualche momento di attesa, ecco arrivato l’avatar del presidente dell’Ufficio che informa tutti i presenti con il seguente comunicato:
- “L’avatar attributo a Nick è il realtà l’avatar del fratello gemello morto in embrione e non sviluppato. Il momento dell’assegnazione in gravidanza è delicato e unico. La presenza del fratello avatar non era stata chiaramente identificata. Ci scusiamo del disagio”.
Nick vide sgretolare davanti a sé il suo passato e il suo futuro. Non solo non aveva l’accesso ai dati pre-nascita e non avrebbe mai ricevuto i dati di gestione delle impostazioni del suo avatar ma, inoltre, scopriva che il suo avatar non era mai stato destinato a lui ma ad un embrione di cui non sapeva neanche l’esistenza. Il suo era un avatar impostore. Rebecca cerco’ di consolare Nick ma lui era ormai chiuso in un mondo condannato all’isolamento e all’esclusione. L’avatar venne disattivato dalle autorità e insieme venne distrutta tutta la vita virtuale di Nick.