Un 2021 da donna post-moderna
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Ho deciso il vivere il 2021 da donna post moderna. Cosa significa ?
Lo spiega Ferrando Francesca “From Postmodern to Posthuman” già nell’introduzione:
“Postmodernism, generated out of the radical deconstruction 1 of the “human,” which began as a philosophical as well as a political project in the late 1960s and turned into an epistemological one in the 1990s. »(p. 24).
Ovvero non voglio mettere la mia superiorià umana al di sopra degli altri, che siano umani, oggetti o animali. Voglio vivere nell’inclusione e non nella dualità.
“Postmodernity is notoriously the age of proliferating differences.” Braidotti (2002), Metamorphoses: Towards a Materialist Theory of Becoming
Voglio vivere il 2021 nella differenza tra me e gli altri e gli altri da me. Una differenza da celebrare nei colori e nella forma.
“Posthumanism is indebted to the reflections developed out of the “margins” of such a centralized human subject, because of their emphasis on the human as a process, more than a given, inherently characterized by differences and shifting identities”.
Essendo cresciuta e vivendo in periferia (del mio paese, nell’Sud dell’Italia, nel sud dell’Europa, nel sud della Francia) ed essendo sempre stata di confini e ai margini (della vita sociale, della vita accademica etc…) finalmente vedo il mio spazio riconosciuto, validato, accettato.
Ho vissuto troppo tempo da donna moderna e non ho mai trovato pace. Nel postmoderno, dissolvendomi, mi trovo.
Il 2021 è per me “The Postmodern Turn” (Hassan, 1987 ).
Riconoscimento, inclusione, decostruzione come modi di agire da sperimentare e incarnare nel pensiero e nell’azione.
Chi altro è pronto ad essere post moderno?
Auguro a me e a voi delle “disembodied narratives”, libere e aperte, fuori da ogni biografia, curriculum, riassunto di vita.
Auguro di dissolvervi e ricombinarvi in una configurazione umana, animale e tecnologica:
“our time, a mythic time, we are all chimeras, theorized and fabricated hybrids of machine and organism; in short, we are cyborgs. Th e cyborg is our ontology; it gives us our politics” (Donna Haraway, 1985, p. 50).